abato 2 novembre 2024, giorno che la Chiesa dedica alla Commemorazione di tutti i fedeli defunti, nei cimiteri della città di Agrigento, si terranno le seguenti celebrazioni eucaristiche:
- Ore 11:00, Cimitero di Bonamorone, presiede il vicario generale don Giuseppe Cumbo;
- Ore 16:00, Cimitero di Piano Gatta, presiede il vicario foraneo don Mario Sorce.
Perché si prega per i defunti?*
Sembra un paradosso ma non lo è per niente. Si prega per i morti per celebrare la vita, perché li si crede vivi nel Signore, per accompagnarli nel cammino di avvicinamento a Lui. Con la preghiera infatti si aiutano le anime alle prese con un itinerario di purificazione. Parliamo del Purgatorio che il Catechismo della Chiesa cattolica definisce «lo stato di quanti muoiono nell’amicizia di Dio, ma, benché sicuri della loro salvezza eterna, hanno ancora bisogno di purificazione, per entrare nella beatitudine celeste». E aggiunge: «In virtù della comunione dei santi, i fedeli ancora pellegrini sulla terra possono aiutare le anime del purgatorio offrendo per loro preghiere di suffragio, in particolare il Sacrificio eucaristico, ma anche elemosine, indulgenze e opere di penitenza». Tuttavia al di là di queste motivazioni teologiche alla base della commemorazioni dei defunti ci sono anche ragioni spirituali al limite dello psicologico. Pregare per i morti vuol dire infatti credere che esiste una vita oltre a questa, che incontreremo il Signore, che esiste un legame diretto tra la terra e il cielo. Ma è anche un modo per sentire più vicine le persone che abbiamo amato, per ringraziarle di esserci state, per imparare dal ricordo della loro esistenze, quello che il Signore vuole insegnarci.
Opere di misericordia
La Chiesa cattolica chiede esplicitamente di commemorare i defunti. L’ultima opera di misericordia spirituale invita infatti a “pregare per i vivi e per i morti” collegandosi direttamente a quella corporale di “seppellire i morti”. «La Chiesa – disse papa Francesco durante l’udienza generale del 30 novembre 2016 – prega per i defunti in modo particolare durante la Santa Messa. Dice il sacerdote: “Ricordati, Signore, dei tuoi fedeli, che ci hanno preceduto con il segno della fede e dormono il sonno della pace. Dona loro, Signore, e a tutti quelli che riposano in Cristo, la beatitudine, la luce e la pace” (Canone romano). Un ricordo semplice, efficace, carico di significato, perché affida i nostri cari alla misericordia di Dio. Preghiamo con speranza cristiana che siano con Lui in paradiso, nell’attesa di ritrovarci insieme in quel mistero di amore che non comprendiamo, ma che sappiamo essere vero perché è una promessa che Gesù ha fatto. Tutti risusciteremo e tutti rimarremo per sempre con Gesù, con Lui».
Il 2 novembre
Da sempre, pur con modi e sfumature diverse, tutti i popoli ricordano e pregano per i defunti. Nella Chiesa la loro commemorazione è presente sin dal IX secolo ma già circa duecento anni prima nei monasteri un giorno all’anno era specificamente dedicato a questa celebrazione. Quanto alla scelta del 2 novembre, la storia ci riporta all’anno 928. Fu allora che l’abate benedettino Odilone invitò tutti i monaci dell’Ordine cluniacense a optare per quella data. Alla base il racconto che gli fece un confratello tornato dalla Terra Santa. A Odilone, da sempre molto attento alle anime del Purgatorio cui dedicava preghiere e sacrifici, il monaco raccontò che, a seguito di un naufragio sulle coste siciliane vi incontrò un eremita, che gli disse sentire spesso le voci sofferenti delle anime del Purgatorio e insieme le grida dei demoni che gridavano proprio contro di lui, l’abate Odilone. La tradizione delle commemorazione dei defunti venne poi ufficialmente fatta propria dall’intera Chiesa di Roma nel 1311. *cfr. Avvenire, qui)
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